“Ebbene, abbiamo trovato il problema: lei ha una rana nella testa.”
“Mi scusi?”
“Guardi qua…” il medico girò lo schermo del suo computer verso di me. All’interno della vaga sagoma di un cranio in chiaroscuro – il mio cranio – si poteva scorgere quella che era inequivocabilmente la silhouette di una rana.
“Ma come una rana? Intende forse un tumore a forma di rana?” In quel momento, l’opzione di avere un tumore in testa era comunque preferibile alla spiegazione che mi stava dando il medico.
“No no, è proprio una rana! Nota le gambe? E lo scheletro? Una Conraua Goliath per la precisione! Proprio un bell’esemplare”. Il dottore pareva soddisfatto. “Vede, la presenza di questo piccolo anfibio a cavallo del corpo calloso spiega perfettamente i suoi sintomi. Gli spasmi alle braccia, l’incontinenza urinaria, i flash luminosi e quel senso di pesantezza che lamenta da tempo. Credo inoltre che i due o tre episodi di disinibizione che mi ha raccontato possano essere spiegati anche quelli con la presenza della rana. Ecco…” il medico indicò un punto sullo schermo, in corrispondenza di quello che doveva essere il muso dell’animale, “…quando la rana protrude la lingua, questa va a finire a livello del lobo frontale, provocandole un breve stato dissociativo”. Si appoggiò sullo schienale, allacciandosi le mani sulla pancia e sorridendo compiaciuto. “Tutte le visite che ha fatto, tutti gli esami e le analisi, e bastava una semplice risonanza! Se l’avessimo fatta subito avrebbe risparmiato un sacco di tempo. Ma, insomma, chi ci avrebbe mai pensato a una rana. Anche se a posteriori tutto torna.”
“Ma, mi perdoni, come c’è entrata una rana nella mia testa?” L’informazione proprio non riusciva a integrarsi nella mia catena di pensieri, nella mia definizione stessa di cosa fosse reale e cosa no. Non ero di certo un medico, ma quel poco che sapevo sul mondo, non includeva la possibilità che una rana ti potesse comparire dentro alla testa. Il dottore, però, pareva così sereno, così convinto, che non potevo fare altro che prendere per buona la sua spiegazione. Forse era quella rana nel cervello che mi impediva di capire?
“Ah guardi, come sia entrata non ne ho idea. Dall’orecchio forse. Lei è solita fare il bagno negli stagni?”
“Negli stagni?”
“Sí, negli acquitrini, nelle pozze di acqua stantia, dove vivono le rane insomma”.
“Io… cioè, no. Mai fatto il bagno in uno stagno. Perché dovrei?”
“Insomma signora, se ha una rana nella testa un motivo ci sarà, non ce l’ho mica messa io. Avrà immerso la testa in una pozzanghera e non se lo ricorderà. Del resto, avere una rana nella testa di sicuro provocherà anche qualche deficit di memoria. Avrà fatto di certo qualcosa lei per farcela arrivare quella rana.”
Ero smarrita. Possibile che i miei ricordi potessero essere così alterati da non ricordarmi addirittura di aver messo la testa in una pozzanghera? Ma avevo una rana nella testa per Dio, probabilmente vivevo in un continuo stato confusionale senza neanche accorgermene. Doveva per forza essere così. Una domanda mi saltò in mente: “E… dottore… si può almeno curare?”
“Assolutamente sì. Non sarà un’operazione facile. Potrebbe rimanere qualche deficit, ma con un po’ di attenzione credo che riusciremo a toglierla.”
“Oh mio dio, grazie! Grazie! E quando possiamo fare l’operazione?” Alle parole del medico, la tensione della visita si era rilasciata di colpo e incominciai a piangere. Ora non vedevo l’ora di togliermi quella cosa dalla testa.
“Interessante, lacrime… tutto torna… alle rane piacciono gli ambienti umidi…mh” il medico annuiva pensoso con le mani giunte davanti al mento.
“Mi dica quando? Quando potrà operarmi?” Mi ero protesa sulla scrivania, supplicante.
“Ah giusto. Beh, mi faccia controllare l’agenda. Vediamo…Tra sette mesi le può andare bene?”
“Sette mesi? E nel frattempo cosa faccio?”
“Quello che si fa sempre per qualsiasi patologia, mia cara signora: una dieta leggera e un po’ di attività fisica, e vedrà che il problema della rana rimarrà sotto controllo.”